Novità dal mondo del credito e la crescita dei mutui decennali.

Il mercato dei mutui sta vivendo un periodo di forte incertezza che comincia purtroppo a profilarsi anche per il variabile, finora più conveniente del fisso. Si attendono nuove riforme ad impatto strutturale che stimolino la ripresa e lo sviluppo dell’economia, con particolare riguardo anche agli autonomi ed al mondo delle imprese. In crescita la domanda dei mutui decennali. Se prima, inoltre, si parlava di affitto con riscatto oggi sta avendo un crescente impatto l’affitto parziale, pur di pagare le rate mese per mese. Lo si preferisce avendo capito che l’affitto con riscatto non è così conveniente come sembra, se non per la possibilità di porre rimedio al mancato ottenimento di un mutuo casa. Il funding bancario italiano è effettivamente elevato e cominciano ad esserci allarmanti notizie per i mesi a venire. 

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Il problema dello spread dei mutui contrattuale alto

Ci si sta interrogando se è proprio insindacabile che le banche sopportino costi di funding (approvvigionamento) elevati a tal punto da non poter proprio ovattare gli spread contrattuali (margini discrezionali incorporanti la remunerazione delle banche che a loro volta devono chiaramente sostenere dei costi), da non confondere con “lo spread” finanziario tra i rendimenti dei titoli di debito, comunicato periodicamente dalle fonti di informazione.

Già si è molto parlato delle alternative con cui si può smuovere il credito, ingessato ancora su condizioni così poco competitive, in rapporto alla media europea. E quindi ci si è proposto di fare una stima attendibile dell’effettivo costo del credito che non sia falsata dall’osservazione di dati medi. E perché come ben sappiamo una media di costo incorpora sia i valori superiori alla media che quelli inferiori alla media.

E’ emerso dalle osservazioni degli ultimi mesi proprio quello che si doveva dimostrare: l’alto costo di funding (tassi superiori al 3%), oltre alla scarsa liquidità del mercato del credito che non può che vedere come principali protagonisti i gruppi bancari di maggiori dimensioni. Il mercato interbancario non riesce a trovare valvole di sfogo al suo interno (anche attraverso lo smobilizzo eventuale di crediti deteriorati) e si è costretti a ricorrere a politiche monetarie last minute.

Il nuovo indice ottenuto a tale scopo è l’Euribor italiano, ed in luogo dell”Euribor europeo. Esso deve tenere conto dei rendimenti, volta per volta comunicati, delle obbligazioni destinate ai risparmiato, ovvero di quegli ulteriori margini discrezionali con cui le banche si tutelano dal rischio.

La durata ottimale, fermo restando la sostenibilità della rate: successo del decennale

In aumento i mutui decennali. E ciò perché è proprio tale durata a permettere, seppur a spese di una maggiore rata periodica rispetto a mutui a durata maggiore che consentono di spalmare meglio le rate, l’ottimizzazione del carico degli interessi.

Interessante l’offerta Ing direct che propone un mutuo decennale a tasso variabile al 3,32% ed a 0 spese. Chiaramente è da valutare la sostenibilità delle rate in rapporto al reddito che diminuisce al ridursi dell’arco di rimborso del debito. Si riducono, però, di conseguenza gli interessi.

Si deve, inoltre, fare attenzione ai seguenti dettagli per il proprio mutuo casa:

  • La data di accensione del mutuo non deve discostarsi eccessivamente dal momento del pagamento della prima rata (il pre-ammortamento è un costo a cui spesso non si presta molta attenzione e i tassi non a regime applicati possono poi differire da quelli successivi, creando confusione in chi rimborsa il finanziamento).
  • Il valore ipotecato. E’ importante sapere che i costi notarili vanno ad incidere su quest’ultimo e non sull’importo del mutuo.

Seppure il trend dei mutui decennali per l’acquisto della casa sia in crescita sono urgenti politiche di rilancio del settore immobiliare. Come si suol dire, in tale contesto: “Se si ferma il mattone, si ferma tutto il resto”.

Allarme Bce: gli aumenti previsti sui tassi dei mutui. Sono preoccupanti?

Si tratta soltanto di iniziali voci di corridoio, ma ciò che ha creato allarme è la fonte di tali voci: l’Adusbef (Associazione difesa consumatori ed utenti bancari, finanziari ed assicurativi).

I rincari sono previsti per il mese di maggio e potranno oscillare tra lo 0,25% e lo 0,50% del tasso bce (di conseguenza aumenterà anche l’Euribor).

Ciò può comportare un maggiore peso del carico mutuo, soprattutto se variabile, di anche 200 euro all’anno. Ma questo dipende dalla durata e dall’importo finanziato.

Senz’altro è da caldeggiare maggiormente l’attenzione sulle prospettive di intervento nel settore del credito, di modo che le singole banche non siano così dipendenti dagli interventi a monte della Bce  ma possano crearsi un loro canale del credito (problema di scarsa liquidità del mercato inter-bancario). E servono politiche per lo sviluppo. Lo spread è solo una delle tante fette del problema.

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